Paolo Zamengo copre superfici e oggetti con un velo di vernice e smalto bianco annullando così ogni riferimento percettivo. Uniforma tutto in un continuum visivo che confonde soggetto e contesto.
Il bianco, così come il suo opposto, il nero, rendono invisibile ogni altra cosa oppure aprono ad infinite possibilità immaginative...
A questa assenza di forma e figura che caratterizza le sue opere monocrome, una sorta di azzeramento dell'atto artistico, che usualmente necessita di essere riconoscibile attraverso un certo segno pittorico, Zamengo affianca delle raccolte di lavori su carta, che assumono la forma di grandi libri, custodi di memorie. In questo caso il supporto artistico non è più una tabula rasa, ma un luogo in cui si condensano e acquistano permanenza i segni e pensieri dell'artista. Se nelle opere monocromatiche sembra quasi volersi nascondere e confondere, qui, nella successione delle pagine che si fanno sfogliare, l'artista si rivela, squadernando il suo vocabolario fatto di bruciature, cancellature, strappi e materiali di recupero.
(da Francesca Giubilei e Luca Berta)
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