Nell'analizzare il progetto fotografico Lasciapassare, Vivere il confine mobile, sono tre le considerazioni da fare. La prima riguarda il titolo, la seconda gli Stati coinvolti e la terza il soggetto, un'indagine che seppur partendo dalla storia personale dell'autrice diventa collettiva. Elisa Biagi, di origine istriane, conosce bene le zone di confine. La storia della sua famiglia le ha vissute. Lei stessa possedeva un lasciapassare ossia un documento che, nato nel secondo dopoguerra, permetteva di transitare velocemente tra un paese e l'altro per chi abitava i territori "soglia" tra Trieste, Slovenia e Croazia. Frontiere che si sono spesso spostate, valicabili, ma che hanno sempre rappresentato la dicotomia tra identità e radici di popoli da un lato e la molteplicità del territorio e delle tradizioni dall'altro. Anche oggi, sia dove sono ancora presenti sia dove non esistono più, è marcata la loro complessità.
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